Divide, Pianifica et Impera

‘Divide et Impera’ come insegnavano i romani, ma anche ‘Pianifica’ se si vuole ritrovare la Leadership che a volta sembra esseresi smarrita alle nostre latitudini. Riflettiamo su assenza di pianificazione, burocrazia, Inefficienza e mancanza di visione nel contesto Italiano

Piccole situazioni diverse…

A volte le combinazioni della vita: in pochi minuti mi imbatto, in rapida successione, in tante piccole situazioni, solo apparentemente insignificanti e diverse tra di loro. Mi hanno indotto ad alcune semplici, quanto naturali, riflessioni.

Situazione 1: le strisce pedonali

Rientrando dalla Svizzera, avevo proprio fatto caso a quelle strisce pedonali, “belle massicce”, mi ero detto. Davano l’idea di qualità, e affidabilità nel tempo, striate e leggermente in altorilievo rispetto al fondo stradale. Con un materiale evidentemente diverso da quello usato in Italia. Torno a Milano, e la prima cosa in cui mi imbatto è un gruppo di tre tecnici del Comune. Erano intenti a ridipingere proprio delle strisce pedonali di una via trafficata. In questo caso con vernice bianca semplice e uno strato così sottile che lasciava visibili ed evidenti anche le irregolarità del manto stradale. Poco più avanti, a un altro incrocio, medesime segnalazioni risultavano già sbiadite, direi quasi totalmente invisibili. Avrebbero sicuramente necessitato di una rinfrescata anche loro, e molto presto.

Situazione 2: gli orari dei treni

Poco oltre, scendo per prendere il passante ferroviario. Ancora fresco di proverbiale puntualità Svizzera, mi rendo conto che da quanto appariva sullo schermo, nessun treno era in orario. Dico, letteralmente, nessuno. Un non Milanese potrebbe pensare “che sfortuna!”, e invece no, per chi la vive quotidianamente, è la assoluta normalità. Cui, ahimè, siamo assuefatti.

Situazione 3: l’azienda da salvare

Torno a casa e prima il telegiornale mi inizia a descrivere la “annosa discussione sull’Ilva”. “Curioso!”, mi dico, “stesso termine che denotava l’incipit di qualsiasi servizio sull’evolversi della situazione Alitalia”. Penso immediatamente: sarà anche annosa, ma tutto è rimasto invariato per decenni. Oltre che ignorato per anni dalla stampa (e di conseguenza, dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica).

Situazione 4: gli spalti dello stadio

Per concludere, giro sul canale sportivo per godermi in relax una partita di calcio, e mi accorgo subito che è un po’ troppo rilassante, anche e soprattutto per i pochi spettatori paganti. Mi balzano infatti subito agli occhi gli spalti, tristemente semivuoti… Anche qui mi chiedo: perché solo le partite Italiane, tra i top campionati s’intende, si mostrano in questo desolante spettacolo?

…un’unica riflessione

Tutti accadimenti triviali, ma cosi`, in rapida successione, mi hanno stimolato reazioni, riflessioni e conclusioni simili. Cos’hanno da condividere? Secondo me, tanto: sono tutti frutti di una sostanziale mancanza di supervisione, coordinamento e pianificazione. Lungi da me elevare tali banalità a qualcosa di esageratamente simbolico, sono semplicemente un’ennesima ed evidente prova dell’assenza di una guida e di una direzione.
Rispetto alla vernice delle zebre, mi sono chiesto: dando per scontato che il materiale usato in Svizzera costasse di più (spero almeno), è davvero più conveniente mandare regolarmente tre persone a riverniciare, oltretutto lasciando per settimane passaggi pedonali così poco definiti e quindi rischiosi? Ho scoperto che no, assolutamente no: in Svizzera spendono molto meno. E allora, perché, l’Italia, paese che oltretutto dovrebbe più di altri puntare al risparmio, decide di optare per una scelta più costosa? Mi sono speso per trovare una risposta logica, ho chiesto e trovato contatti…e la risposta è quella nel contempo più banale e più sorprendente. Non è una scelta: semplicemente in Comune nessuno si occupa di determinare costi e rischi di una scelta. Si procede compulsivamente per iter burocratici, sostanzialmente ciechi.

Ritardo e rassegnazione

Sui treni in ritardo, la cosa più triste è la sostanziale rassegnazione dei cittadini, come mai il ritardo è diventata la normalità, mentre altrove è inaccettabile? Semplice, il cittadino non sa neanche dove sia davvero il problema…mancanza di risorse, problema tecnico/tecnologico? Impossibile che l’Italia spenda meno di altri, la tecnologia a disposizione potrebbe essere analoga a quella di altri Paesi. Il problema, anche in questo caso, è la mancanza di supervisione regolare degli obiettivi. Peggio ancora, l’impossibilità di mettere mano al problema individuato, soffocato nei meandri di organizzazioni elefantiache. Inutile sottolineare che nessun cittadino, a maggior ragione, sa esattamente persino dove rivolgersi (oltre che pensare che sia del tutto inutile qualsiasi protesta)
Riguardo agli spalti vuoti: con tutti i miliardi nel giro del calcio, possibile che nessuno si renda conto che all’estero uno stadio vuoto sia il peggior modo di presentare uno spettacolo sportivo? Come si può pretendere di vendere a peso d’oro uno spettacolo così triste? Al di là dell’interesse della singola società sportiva, chi dirige e ha interesse a vendere la Serie A dovrebbe avere il potere e la capacità di essere leader. E guidare verso una soluzione che sia vantaggiosa per il brand Serie A nel mondo.
Assistiamo, in molteplici campi, all’assenza di una guida, e linee guida, sul lungo termine: determinare l’obiettivo finale, fare benchmark tra diverse possibilità, valutazione dei rischi e dei costi, definizione di ruoli e responsabilità.

Il coraggio di fermarsi, e cambiare

È come, spesso, accade nella vita: a volte bisogna avere il coraggio di fermarsi, vedere con obiettività i limiti di quello che sta succedendo, trovare consapevolezza e sforzarsi di vedere le cose con obiettività, dall’alto. Processi magari nati virtuosi, con il tempo, senza il necessario controllo derivano dagli obiettivi, ci si trova in un fiume che scorre libero e senza direzione. È così che nasce la burocrazia più deleteria e soffocante, che finisce con il diventare una zavorra.
Ogni attività dovrebbe avere una propria, snella, supervisione esterna, che, regolarmente nel tempo, verifichi l’efficienza del processo nell’implementazione di passi fondamentali, come i già citati “cost e risk assesment” o che le risorse siano ben distribuite e in linea con i ruoli definiti.
In Italia ci si imbatte spesso, per non dire sempre, nella frase “per l’assenza di risorse”. Tantissimi problemi vengono spiegati attraverso la mancanza di fondi da dedicare alle varie esigenze. Ma è davvero solo questa la ragione di tanta inefficienza? Davvero in altri Paesi i fondi sono così più elevati? O forse esistono altre valutazioni da fare? Forse queste potrebbero spiegare come mai l’Italia è la nazione che riesce a sfruttare meno i tanti fondi destinati dalla Comunità Europea ai progetti più interessanti e strategici? Come mai è così complicato passare dal concept alla fattiva esecuzione di un’idea? Molte intuizioni e proposte vengono comunque apprezzate, tanto da convincere a destinarvi somme considerevoli. Il problema nasce dopo, a causa della (non) implementazione.

Un motore senza trasmissione

Il rischio è di trovarsi di fronte a macchine fuori controllo, ingigantite da entità burocratiche e strutture inutili, per non dire dannose, che procedono per forza d’inerzia, senza dare valore aggiunto. Spesso si ha perfino il dubbio ci sia un disegno dietro, un’intelligenza maligna che impedisce lo sviluppo positivo di un lavoro, di un’azienda o della società intera. Ma la realtà è ancora peggiore: certe situazioni indicano che la barca è alla deriva, senza che nessuno la conduca, o sappia davvero indicare la rotta. Purtroppo, non c’è una guida in malafede: in realtà, non c’è nessuna guida.
Un buon indicatore di questo, in tutte le società complesse, dalla azienda di medie grandi dimensioni alla nazione intera, è il realizzare la quasi assoluta impotenza di qualsivoglia persona venga messa a capo dell’organizzazione stessa. Se le buone intenzioni non si trasformano in fatti c’è evidentemente qualcosa che non ‘gira’ come dovrebbe, significa che la macchina non è più gestibile. E` un motore che gira a vuoto, il movimento non segue il comando, o meglio all’intenzione di comando. Non crea valore per gli utenti, o i cittadini, dipendenti, stakeholders.
In tali situazioni, l’unica via d’uscita è avere il coraggio di fermarsi e di ripensare ad una ristrutturazione profonda e radicale, a costo di fronteggiare perdite, anche considerevoli. La ristrutturazione deve necessariamente essere gestita anche da entità esterne, appositamente “empowered”. Devono vedere, con obiettività e senza condizionamenti, le falle di una struttura degenerata nel tempo e non più efficiente.

Divide, pianifica et impera

Creare sub-strutture snelle ed efficienti e passi di supervisione successiva, con un approccio bottom-up continuo e schietto. Dove c’è ascolto delle persone coinvolte c’è più probabilità di successo.
È necessario ricordare che il primo, vero, motore di una società, a tutti i livelli, è la soddisfazione delle persone che ci lavorano. È provato ormai da statistica affidabile: laddove esiste un ambiente di lavoro rispettoso, etico, pronto ad ascoltare proposte, i risultati si vedono. E` chi lavora in prima persona che, opportunamente stimolato, riesce a capire i possibili spazi di miglioramento e soprattutto i rischi e i gap da colmare. Riprendendo la metafora della barca, la direzione viene aggiustata ad ogni colpo di remo, senza dover per forza aspettare di rendersi conto di essere in acque pericolose, quando ormai, magari, è troppo tardi per evitare danni.

Nel segno del sempre attuale ‘divide et impera’

La divisione in strutture più snelle e facilmente supervisionabili, aiuta i responsabili a prendere decisioni e, più ad alto livello, permette un continuo coordinamento e supervisione.
C’è anche un altro, indiscutibile vantaggio in questo modello. Riorganizzare significa anche ricreare un canale bidirezionale, bottom-up e viceversa, in cui sia reale il passaggio di informazioni e feedback (dal basso) e di linee guida e gratificazioni (dall’alto).

In questo senso è utile ricordare quello che, ormai, è diventato un ‘mantra’ in molti ambiti lavorativi. E’ in un ambiente in cui il lavoratore sente sicurezza, linee guida chiare e condivise, che il lavoratore rende al massimo delle proprie potenzialità. È quando l’individuo si sente apprezzato che riesce a mettere del suo, con creatività e concretezza.

Viceversa, è in una società poco organizzata, caratterizzata da zone grigie di ruoli non ben definiti, il posto in cui la componente egocentrica prende il sopravvento. Se vedo tutti andare per proprio conto, il mio unico obiettivo diventa difendere la mia posizione, sgomitando, facendomi spazio a dispetto del bene comune. In questo caso in cui l’influenza del dirigente, in senso lato, è sempre più distante, fino a sfociare in un totale distacco. E’ in situazioni simili che la paura prende il sopravvento sulla creatività e sulla proattività.

L’importanza dell’ambiente di lavoro

È un mindset da creare e far crescere: tutte queste considerazioni risultano valide in qualsiasi ambito, dalla piccola azienda, alla start-up, dal singolo progetto alla squadra sportiva. Mi colpì molto l’intervista di un calciatore passato sia per la nostra serie A che per la Premier League (la pluridecorata massima divisione inglese). Il calciatore ammetteva che in serie A esisteva una mentalità conservativa, mirata alla salvaguardia dello status quo, dominata dalla paura di perdere, di fallire, tutti focalizzati unicamente al successo difensivo del singolo, al “non prenderle”. In Inghilterra invece, una Lega più forte e strutturata era riuscita nell’intento di far passare l’obiettivo più alto: vendere di più. Quindi dare spettacolo, voler vincere fino alla fine per soddisfare il pubblico pagante, sugli spalti (per l’appunto, vedasi esempio iniziale) a dalla TV.

L”Impera’ di una solida organizzazione

Un semplice esempio di come una solida organizzazione riesca a dare una direzione, superiore all’interesse del singolo, con la conseguenza di far lavorare meglio tutti, vendendo un prodotto di qualità.
Rimanendo nella metafora calcistica, la squadra “sente” l’ambiente. Non è mai una mera questione di prestazione tecnica, tantissimi hanno sottovalutato questo aspetto. Per decenni ci si è focalizzati su tattica, sul singolo giocatore, come in una società sul singolo lavoratore. Non è proprio cosi. E` persino importante la nazione in cui si opera. Se sai di essere in un ambiente organizzato e leale, automaticamente questo diventa qualcosa di più intimo ed esteso dentro di te. In tal modo, percepisci sicurezza nei tuoi mezzi, sai che c’è un’organizzazione solida, che aiuta te come sta aiutando i compagni, i colleghi. È questo il compito di un responsabile, di un dirigente, perfino di un Capo di Stato: creare i presupposti per la creazione di un‘organizzazione strutturata e stimolante, in cui tutti si sentano a proprio agio, in grado di rendere al meglio e di essere creativi.

Dalla start-up all’ONU

Queste sono ormai verità assodate fino agli enti preposti alla gestione di tematiche a livello planetario. Il mondo è di fronte a tante sfide globali, impossibili da gestire senza pensare ad una pianificazione condivisa. Pensiamo ad esempio al surriscaldamento globale e la relativa transizione energetica, o la risoluzione di conflitti che coinvolgono nazioni solo apparentemente distanti, in giochi di alleanze sempre più intricate e di difficile interpretazione e gestione. Il Pianeta ha bisogno più che mai di linee guida condivise e un approccio bottom-up più sistematico, in modo da consentire un reale potere di supervisione, organizzazione, coordinamento.
La pianificazione sul medio e lungo termine sarà un naturale conseguenza.

Disegno di un workflow

Non esiste ‘impera’ senza il ‘pianifica’

Permettetemi di concludere con un’altra coincidenza. Proprio in questi giorni assistiamo alla protesta degli agricoltori, per lo più appoggiata e ritenuta ‘sacrosanta’. In Italia ci si lamenta, giustamente, del fatto che i nostri prezzi devono necessariamente essere comunque più alti di altri competitor che non hanno l’obbligo di rispettare determinate norme in tema di lavoro, sanitarie, sicurezza, e diversi carichi fiscali. Tutto giusto e sacrosanto. Poi mi cade l’occhio al supermercato riguardo alla provenienza di mandarini ‘di qualità’, e leggo ‘SPAGNA’. E allora mi chiedo: ‘ma come, la Spagna non deve rispettare le medesime norme di altri Paesi UE?’
Certo che le deve rispettare, ma perché dovrebbe essere più conveniente o ecologico importare in Italia mandarini spagnoli ? Dopo breve indagine, realizzo: “A distinguere la produzione di agrumi spagnola da quella nostrana sono perlopiù aspetti di carattere gestionale, come la maggiore meccanizzazione e le più grandi dimensioni delle aziende rispetto a quanto si può osservare in Italia.” (cit. https://www.fruitjournal.com/agrumi-una-panoramica-sulla-spagna/).

Oltre la PMI: ‘impera’ senza ‘divide’?

Pochi sottolineano che, anche in campo agricolo, l’Italia paga l’incapacità di pianificare nel lungo termine. Far crescere le proprie micro-aziende, andando oltre la gestione familiare, come avviene all’estero, dovrebbe essere un must assoluto. La PMI, motore della crescita del dopoguerra si sta ora dimostrando un limite. Abbiamo già discusso dei vantaggi delle multinazionali. Nel mondo globale di oggi occorre fare rete, economia di scala attraverso alleanze strategiche. Questo dovrebbe anche essere il compito del Ministero dello Sviluppo Economico. È fin troppo banale: aziende di più grande dimensione e con la capacità di fare rete avrebbero un potere contrattuale molto superiore nei confronti della grande distribuzione. Ecco un modo banale per aumentare il margine.
Non occorre un’analisi così approfondita: l’incapacità organizzativa su medio e lungo termine, giocoforza, diventa incapacità di crescere, di scalare, di avere voce a livello internazionale.

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