Innovare: sempre e comunque

Parlando di business, su un aspetto penso si possa concordare: la parola d’ordine dovrebbe essere innovare, sempre e comunque, che si debba introdurre prodotti innovativi o si voglia ottimizzare l’esistente.

Inaspettatamente Leader

Permettetemi di introdurre, a questo proposito, un paio di aneddoti, solo apparentemente disgiunti.

Nell’ormai lontano 1994 la Comunità Europea introdusse, prima entità politica nel mondo, una direttiva – la 94/62/CE – che prevedeva che gli Stati membri mettessero a punto misure mirate alla diminuzione dei rifiuti d’imballaggio. Il fine era incoraggiare lo sviluppo di sistemi di raccolta e riutilizzo degli imballaggi stessi.

In Italia la direttiva fu tradotta nel D.lgs. 152/2006 – il cosiddetto Testo Unico per l’Ambiente. In tutta franchezza, regnava lo scetticismo generale: una semplice direttiva, senza vincoli precisi né controlli, poteva avere successo in un paese dove si fatica a rispettare persino regole elementari di convivenza? Dopo quasi trent’anni i risultati sono stati ben diversi: l’Italia è attualmente leader mondiale nella riduzione e nel riutilizzo dei rifiuti da imballaggio. E` punto di riferimento per molti altri Paesi ritenuti più evoluti in tema ambientale e civico.

Il sistema nazionale di gestione dei rifiuti, gestito dal CONAI – Consorzio Nazionale Imballaggi – organizzazione senza fini di lucro, ha dato inizio, e gestito con pazienza, un circolo virtuoso di incontro tra necessità di produttori e utilizzatori, che ora tanti ci invidiano.

Caso di successo CONAI: innovare sempre e comunque anche nella gestione dei rifiuti

Due parchi, due destini

Il secondo breve aneddoto: un fatto realmente avvenutomi e rimasto impresso. Anni fa mi sono imbattuto in una zona cittadina che includeva due parchi a pochi isolati di distanza l’uno dall’altro. Per il primo era stato previsto un intervento di rifacimento e manutenzione. I cittadini si ritrovarono così nel corso di pochi mesi nuovi bar dalla architettura accattivante, deliziosi prati all’inglese, aiuole curatissime e fiori meravigliosi. Il parco della zona appena adiacente, invece, rimase in attesa di intervento analogo. Questo tardò ben più del previsto, nonostante il parco non brillasse certo per cura estetica: solo un vecchio chiosco e distese sterrate e fangose.

Le due zone ebbero così destini opposti. Il primo parco sempre rispettato e curato, nel secondo invece il chiosco veniva regolarmente vandalizzato con volgari graffiti (lontani dall’essere considerati street art per intendersi). Il prato circostante poi reso una sorta di latrina da far calpestare dal proprio cane, nel migliore dei casi.

L’aspetto più significativo è stato inoltre che attorno alla zona risistemata sono stati effettuati, nel tempo, molteplici altri interventi, spontaneamente, e non previsti inizialmente. Attorno a un parco bello e ben curato stonavano case brutte o in disfacimento, e a poco a poco, tutto il quartiere, ha assunto un aspetto radicalmente diverso, molto più attraente, anche per i capitali. I prezzi delle abitazioni, infatti, sono saliti costantemente, aumentando il valore dei pochi soldi investiti anni prima.

Innovare porta sempre e comunque ulteriore innovazione e investimenti, anche nel caso di un parco

Tra tante idee…

Cos’hanno in comune una direttiva europea su imballaggi e questo episodio?

A me sembra condividano una linea di condotta: l’essenziale e` cominciare un percorso innovativo, fare il primo passo, creare la scintilla che metta in moto un circolo virtuoso. Molto spesso, infatti, ci si rende conto di come azione efficiente chiami azione efficiente, e quasi “magicamente” si traccia una direzione, comunque positiva, anche se imperfetta.

Tante volte invece vince un certo conservatorismo mentale, per il quale si vede solo la “fatica” del breve periodo. Ci si focalizza sul difetto della prima milestone, la sfiducia nel risultato finale, e una sostanziale assenza di visione di lungo termine. In Italia poi, tante volte, la situazione viene appesantita dalla cronica incapacità di pianificare e strutturare le organizzazioni (vedasi articolo precedente: link).

…un piccolo passo

A questo proposito mi torna utile una breve digressione dedicata alle cosiddette soft skills, i cui corsi sono ormai diffusissimi all’interno di aziende di medio-grandi dimensioni.

Vuoi che tu debba imparare a vendere di più, o gestire un team, o sviluppare meglio un prodotto, il messaggio è che non bastino competenze prettamente tecniche o gestionali classiche. E’ fondamentale anche il modo di capire le proprie attitudini, la propria personalità e imparare a metterla a disposizione degli altri. In tanti anni di esperienza nel Program Management e nella Business Analysis devo concordare nell’affermare che il capire le persone e farle rendere al meglio è una capacità che supera di gran lunga qualsiasi debolezza tecnica.

Proprio al fine di esaminare la potenziale squadra di lavoro, ci si imbatte spesso nella descrizione dei famosi dodici profili psicologici. Questi, per gli esperti, coprono più del 90% della ‘popolazione’ lavorativa (https://humandesigntools.com/2020/01/09/12-human-design-profiles/). È doveroso quanto banale premettere che si tratta di schematizzazione di alto livello, che non mira minimamente a cogliere le poliedricità della personalità umana. Migliaia di altri fattori rendono ognuno di noi una persona unica.

Tra questi dodici, due mi hanno particolarmente incuriosito e trovo particolarmente inerenti all’argomento che tratto qui oggi.

  • Profilo “Options”: Generano molte alternative, amano fare le cose in maniera diversa, si sentono differenti dagli altri, spesso vanno contro corrente. Sono focalizzati sul “cosa”
  • Profilo“Procedure”: Seguono delle indicazioni codificate, amano capire le connessioni tra gli eventi, applicano le regole. Sono focalizzati sul “come”.

Conoscersi e mettere il primo mattone

Lasciatemi ribadire un concetto fondamentale in chiave psicologica. L’importante è conoscersi, più che tentare di modificarsi. La chiave è essere consapevoli delle proprie caratteristiche e dei propri limiti, in modo che siano note tutte le “condizioni al contorno”, prima di cimentarsi in qualsiasi attività o progetto. Chiunque tu sia, se ti conosci, hai sempre una soluzione disponibile per raggiungere l’obiettivo finale.

Se sei un “Opzioni” magari hai tante idee ma difficilmente riesci a implementarne qualcuna. Proprio in questo caso, l’innovazione può diventare realtà non andando alla ricerca della perfezione, ma cominciando comunque il processo, iniziare un’attività, anche piccola. E` utile “buttare l’amo” e capire poi come muoversi per i passi successivi. Magari con l’evolversi dello sviluppo ci si renderà conto che il progetto è molto diverso da come lo avevamo pensato inizialmente, ma non avremo rimpianti. Nel peggiore dei casi, avremo una case history preziosa per il futuro, anche per altri che vorranno cimentarsi nello stesso campo. Forse potremo renderci conto che si e` diventati un po’ un “Procedure”.

Concludendo, penso sia utile non spaventarsi pensando a un obiettivo molto ambizioso, ma interiorizzare il cosiddetto “step by step mindset”. E innovare cosi` sempre, e comunque.